Immagine in b/n di due mani sulla tastiera di uno strumento musicale.

Chi Siamo

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Cosa Pensiamo Nostri Riferimenti

Abbiamo la musica in testa e i pedi per terra. Per la terra nutriamo forte rispetto. “Vi scongiuro, fratelli, restate fedeli alla terra” (Friedrich Nietzsche, “Proemio di Zarathustra”, 1883 – 1885).

Chi siamo lo dice il rock ‘tellurico’ con cui ci svegliamo e con cui segniamo le nostre giornate. Non abbiamo grandi illusioni. Ma proviamo a vivere a modo nostro. “Nella mia propria casa abito io, mai nessuno ho in qualcosa imitato e sempre mi burlai d’ogni maestro che se stesso burlato non avesse” (Friedrich Nietzsche, “La gaia scienza”, 1882).

Oscilliamo volutamente fra il serio e il faceto perché la vita è così. There are many among us, Who feel that life is but a joke (Bob Dylan, “All along the watchtower”, 1967, resa famosa anche dall’interpretazione firmata Jimi Hendrix Experience) ASCOLTA DYLAN SU YOUTUBE / ASCOLTA HENDRIX SU YOUTUBE.


Logo complementare di sokratiko con testa d'aquila stilizzata sopra la scritta Sokratiko (prima riga) e philosophy (riga inferiore).

Il rock (vero) è una filosofia di vita. Al limite, si può vivere un’esistenza rock anche senza suonare o ascoltare rock. Tuttavia, dagli anni Cinquanta in poi, la vita senza musica rock è monocorde, monca, assolutamente noiosa. “Life is a rock (but the radio rolled me)”, Reunion, 1974ASCOLTA SU YOUTUBE.

SCEGLIERE O ESSER SCELTI

La vita umana è fatta di scelte. Eppure molti non scelgono. Anzi, senza nemmeno saperlo, si fanno scegliere (diventando obbiettivi, target, bersagli).

1. Per esempio, si fanno scegliere dalle cose coloro i quali si indirizzano voracemente verso prodotti o servizi pubblicizzati dai “media”. Pensiamo, per esempio, a chi cede supinamente a lusinghe commerciali del tipo “prendimi subito, comprami adesso, indebitati per avermi, accetta di pagarmi in 48 rate”. 2. Altre persone si fanno scegliere dalle situazioni, per esempio quando cedono a occasioni allettanti, ma immorali. Pensiamo a chi si mette allegramente in tasca, senza esitare, un gruzzolo di denaro trovato per caso in luogo pubblico. 3. Molti si fanno scegliere dagli altri, talvolta persino da gente le cui promesse sono palesemente eclatanti e irrealistiche. Insomma, molti non scelgono e si fanno scegliere. Perciò, alla domanda su “chi siamo” noi di sokratiko.it, rispondiamo “siamo fra coloro a cui piacerebbe poter scegliere sempre”. “Weapon of choice”, Fatboy Slim ft. Bootsy Collins, 2001ASCOLTA SU YOUTUBE.

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CI PIACE SCEGLIERE

Vorremo essere coloro i quali scelgono sempre, anche le piccole cose della vita di tutti i giorni. In effetti, abbiamo “scelto” di realizzare questo sito anziché guardare la tv o magari intontirci con l’ultimo videogioco nipponico.

Immagine di un dettaglio di una sala interna del Caffè Gambrinus in Piazza Trieste e Trento a Napoli. Anche in una sala da tè bisogna saper scegliere e non essere scelti. Per esempio, si può "essere scelti" da un dolce o da un drink capaci di catalizzare la nostra attenzione e di orientare i nostri desideri. Foto di Carlo de Blasio. Chi siamo lo dice il nostro desiderio di saper scegliere nel nome di una filosofia di vita rock stoica per la cura di sé.
Anche in una sala da tè bisogna “saper scegliere” e non “essere scelti”. Infatti, potremmo “essere scelti” da un dolce o da un drink capaci di catalizzare la nostra attenzione e di suscitare i nostri desideri.

A proposito di scelte, una è prioritaria perché riguarda il metodo con cui, poi, si effettuano tutte le scelte. E’ un bivio da cui si passa a monte di tutto: restare dove si è (“restare dentro la scatola”) oppure salire in alto, rigettando abitudini consunte e mettendo in discussione anche sé stessi (“affacciarsi fuori dalla scatola”).

Un chiarimento: gli esseri umani hanno grandi illusioni sulla possibilità di scegliere. In realtà, possono scegliere ben poco, già dal primo istante di vita. Infatti, non possono scegliere né dove nascere né quando né da quali genitori, solo per dirne alcune. Tuttavia, altre cose le possono scegliere. In primis, possono scegliere come scegliere. Possono, cioè, decidere i criteri con cui effettuare le proprie scelte. Non è un gioco di parole. Si tratta di scegliere come approcciare le questioni della vita. Insomma, è possibile scegliere un atteggiamento generale da tenere dinanzi al mondo.

Il metodo con cui scegliere può essere un metodo filosofico. E da qui in poi illustriamo alcune coordinate proprio del “nostro” metodo filosofico. “I choose”, The Offspring, 1997ASCOLTA SU YOUTUBE.

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RIFUGGIRE DALLE BANALITÀ

Sokratiko si collega a diverse correnti filosofiche. Oltre a Socrate e ai suoi insegnamenti (quelli suoi originari, non quelli del successivo ‘socratismo’), i riferimenti maggiori, per noi, sono in alcune intuizioni di Stoicismo, Cinismo ed Epicureismo. Venendo a tempi più recenti, ci convincono diverse analisi di Friedrich Nietzsche e di Ralph Waldo Emerson. Il nostro interesse per le più antiche “correnti filosofiche” si deve soprattutto alla concretezza dei rispettivi capiscuola. Siano di origine greca o romana, la gran parte dei “maestri” socratici, stoici, cinici ed epicurei non si limita a elucubrazioni teoriche: sono loro stessi “esempi viventi” di quanto sostengono e predicano. Prima ancora di pensare e parlare, sono filosofi in grado di agire “in modo filosofico” (di vivere in modo filosofico).

Uno dei loro tratti distintivi è l’indifferenza verso ambizioni molto diffuse fra la gente comune: ricchezza, potere, fama. Questa “posizione critica” non corrisponde, però, a un disprezzo del denaro, a un rifiuto delle responsabilità di comando o a un rigetto della popolarità. Infatti, due fra i nostri personaggi maggiori – Seneca e Marco Aurelio – sono ricchi. Entrambi sono pure assai potenti (il primo è consigliere dell’imperatore; il secondo è addirittura imperatore lui stesso). Infine, sono tutti e due conosciutissimi dai loro concittadini (e non solo). “Oh look at my face, My name is Might-have-been, My name is Never-was, My name’s Forgotten” (Hole, “Celebrity skin”, 1998) – ASCOLTA SU YOUTUBE.

Immagine del complesso principale del Castello di Limatola in provincia di Benevento. Un castello come rappresentazione di sé stessi: a una facciata importante deve corrispondere un contenuto di valore. Foto di Carlo de Blasio. Chi siamo lo dice l'importanza da noi attribuita al contenuto e non solo al contenitore, in adesione alla filosofia di vita rock stoica per la cura di sé.
Non serve assolutamente a nulla vivere in un castello se la casa dell’anima (cioè la propria coscienza) è un luogo confuso, disordinato e in cui abbondano le ambiguità e le contraddizioni.
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NEGARE VALORE ASSOLUTO ALLE FUTILITÀ

Per i più grandi filosofi ai quali facciamo riferimento, denaro, posizione sociale e celebrità non sono privilegi bensì eventuali strumenti di lavoro (attrezzi nella cassetta del lavoro filosofico). Sono condizioni utili ad acquisire indipendenza, così da consentire la necessaria efficacia nel servire i propri ideali e la comunità. Sōkrátēs e, dopo di lui, gli stoici non respingono comodità e agi, ma si guardano bene da ogni ossessione e sopravvalutazione di tali condizioni. In breve: fermamente negano valore assoluto a soldi, carriera e notorietà. Per Nietzsche, la vera vita è corporeità, sensualità, impeto passionale, quindi non monete, titoli onorifici e popolarità. “In the bars and the cafes (passion), In the streets and the alleys (passion), A lot of pretending (passion), Everybody searching (passion)” (Rod Stewart, “Passion”, 1980) – ASCOLTA SU YOUTUBE.

Immagine di uno scorcio di giardino urbano.
Avere un piccolo giardino intorno alla propria abitazione è piacevole, è sano ed è etico. Ma la persona saggia sa godere anche di un modesto angolo pubblico, magari prendendosene cura, piantando un fiore e sistemando un arbusto.

Chi siamo noi se non coloro i quali danno poca importanza ai troppi asset sopravvalutati e celebrati dalla società del consumo?

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CONSAPEVOLEZZA

Il primo requisito per uscire dalla angusta scatola delle consuetudini (ossia la scatola dell’abitudinarietà) è la “consapevolezza”. Non è troppo difficile. Basta essere coscienti di alcune semplici cose. Per esempio: la ricchezza è effimera; il potere è transitorio; la popolarità è soggetta al volubile umore del pubblico. Inoltre: le più diffuse tendenze sociali non perché comuni sono utili, salubri o inevitabili. Ci sono prassi (fare carriera, accumulare capitali, diventare famosi) chiaramente istigate da chi manipola il prossimo per propria convenienza. Inutile negare – per dire – quanto il carrierismo favorisca una forte competizione (all’interno di organizzazioni pubbliche o private) di cui, a vario titolo, possono beneficiare le stesse aziende, corporazioni, società in cui la competizione è alimentata.

Ma c’è una ulteriore consapevolezza da acquisire, qualora si desideri una vita “più autentica”. Bisogna aver chiaro di essere destinati a feroci critiche da parte di chi, invece, segue “la corrente” e di chi trae profitto dalle prassi imperanti.

Immagine di un dettaglio del percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra a Pozzuoli (Napoli). Chi decide di andare controcorrente deve essere anche disposto a vivere nascosto,, sotto traccia, sotto terra. Foto di Carlo de Blasio. Chi siamo lo dice la nostra disponibilità a restare in disparte, a non dare nell'occhio, a non ostentare, coerentemente con la filosofia di vita rock stoica per la cura di sé.
Chi decide di andare controcorrente deve essere disposto a “vivere nelle catacombe”, cioè sotto traccia.

Per questo, una vita filosofica è rivoluzionaria, scandalosa (e rock). Bisogna accettare, in partenza, di avere nemici e denigratori (Socrate lo hanno ucciso, condannandolo a morte). Come minimo si è definiti stravaganti, bizzarri o pazzi (Nietzsche è diventato matto). Nella peggiore delle ipotesi, si rischia l’isolamento sociale, il carcere o persino la vita (dipende dal livello civico della comunità in cui si vive). “I’m a very lonely man, Doing what I can, All the world astounds me and I think I understand, That we’re going to keep growing, Wait and see” (The Moody Blues, “Melancholy man”, 1970) – ASCOLTA SU YOUTUBE.

Chi siamo noi, dunque, se non dei mezzi folli con vaghe tendenze “asociali”?

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A CHANGE IS GONNA COME

Immagine di un dettaglio della scala retroilluminata con cui si accede al night club La Mela in Viale dei Mille a Napoli. Per cambiare prospettiva dobbiamo provare a salire le scale e a uscire dalla scatola delle convenzioni. Foto di Carlo de Blasio. Chi siamo lo dice la nostra attenzione verso le scale capaci di condurre ovunque sia possibile applicare la filosofia di vita rock stoica per la cura di sé.
Per cambiare prospettiva dobbiamo provare a salire le scale e uscire dalla piccola scatola delle convenzioni.

Nella canzone del 1964 “A change is gonna come” di Sam Cooke ricorrono queste parole: “It’s been too hard living, but I’m afraid to die / ‘Cause I don’t know what’s up there, beyond the sky / It’s been a long, a long time coming / But I know a change gonna come, oh yes it will”. Traduciamo: “E’ stato troppo duro vivere, ma ho paura di morire / Perché non so cosa c’è lassù, oltre il cielo / C’è voluto tanto per arrivare qui / Ma so che un cambiamento arriverà, oh sì” ASCOLTA SU YOUTUBE.

Il cambiamento a cui il testo allude è radicale, qualcosa a cui aspirare per morire in pace. Le strofe sono ispirate all’autore da vari episodi razzistici. Quindi, il cambio di passo si riferisce a un mutamento contro le discriminazioni. Qui, però, citiamo il testo per il dovere di esser sempre aperti al cambiamento. La vita è un fluire inarrestabile di eventi e novità. Più di quanto possa apparire, se non ci si chiude a riccio.

E’ assurdo voler impedire i cambiamenti. Semmai, occorre esser scaltri e previdenti nell’accettare innovazioni, angoli da girare, bivi da affrontare. In ultima analisi, anche la trasformazione più radicale (il passaggio dalla vita alla morte) deve essere “presa con filosofia”, vista peraltro la sua assoluta inevitabilità. “Oggi è solo un giorno qualunque di tutti i giorni a venire, ma cosa farai in tutti i giorni a venire dipende da cosa farai oggi”.
(Ernest Hemingway)

Chi siamo lo definisce il nostro esser sempre aperti, curiosi… e pure fatalisti.

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IL CONFORMISMO NON È UN VALORE

Ammettiamolo: adeguarsi alle abitudini dominanti ha un sacco di vantaggi. Quando la maggioranza agisce in un certo modo, è semplice aderire all’andazzo e astenersi da critiche irritanti. Però, fra i tanti rischi del conformismo, c’è pure quello di “gettare il cervello all’ammasso” nonché quello di sprecare superficialmente la vita. Dunque, conseguenze non esattamente trascurabili.

L’indipendenza di pensiero da noi auspicata non vuole essere temerarietà, ideologia del “bastian contrario” o avventatezza. Si richiede, semmai, vigilanza critica, cioè propensione ad analizzare con distacco i trend, le mode, le abitudini, gli appiattimenti. Si tratta di allenare la mente a non dar mai nulla per scontato, cercando di guardare oltre le apparenze, ponendosi sempre molte domande.

Immagine di una donna con capelli lunghi biondi, di spalle, mentre scrive col gesso una complicata formula su una lavagna. Quante cose siamo disposti a studiare nella vita, salvo poi dimenticarci di studiare e capire bene noi stessi. Chi siamo lo dice la nostra dedizione a studiare noi stessi nel quadro della filosofia di vita rock stoica per la cura di sé.
Quante cose siamo disposti a studiare nella vita, salvo poi dimenticarci di studiare (e capire bene) noi stessi.

Non si capisce come mai si accettino le incombenze dei corsi per la patente, i doveri delle scuole di ogni ordine e grado, gli impegni delle lezioni sui computer o sugli strumenti musicali. E, poi, invece, si fatichi a svolgere un sano lavoro su sé stessi, sulla propria presenza mentale, sul senso dello stare al mondo. Il lavoro su di sé dovrebbe venir prima d’ogni altra occupazione perché se non sappiamo cosa siamo e dove andiamo, rischiamo veramente una vita in confusione. “Confusion”, Electric Light Orchestra, 1979ASCOLTA SU YOUTUBE.

Chi siamo è sempre difficile dirlo prima di un serio lavoro su noi stessi.

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SEGUITE LE ISTRUZIONI, PER FAVORE

I due capisaldi della nostra filosofia sono GNOTHI SEAUTON (conosci te stesso) ed EPIMELEIA HEAUTOU (cura di sé). Si tratta di due compiti irrinunciabili, costituiti da una serie di prescrizioni, istruzioni e regole di vita. Fra i dettami più antichi figura il precetto mēdèn ágān (niente di troppo), scolpito sul tempio di Apollo, a Delfi. E’ un consiglio di vita (non eccedere in nulla) e una raccomandazione a non chiedere troppo al dio delle profezie.

Immagine di una armatura antica all'interno del Castello di Limatola in provincia di Benevento. Per conoscersi e prendersi cura di sé occorre innanzi tutto uscire dalla propria armatura e mettersi in gioco. Foto di Carlo de Blasio. Ispezionare l'interno della propria armatura è un dettame della filosofia di vita rock stoica per la cura di sé.
Per conoscersi e prendersi cura di sé occorre innanzi tutto uscire dalla propria armatura e mettersi in gioco.

In un certo senso, il conoscersi (anche il precetto “gnōthi seautón” è iscritto sul tempio di Apollo) verrebbe prima del prendersi cura di sé. Tuttavia, questi due atteggiamenti filosofici si rincorrono, si sovrappongono e si intrecciano lungo tutto il dispiegarsi dell’esistenza. Sono i due fari dell’automobile con cui percorriamo i tortuosi cammini della vita. I fari devono restar sempre accesi per agevolare una guida attenta e sicura. Siccome, però, partiamo da tempi in cui l’elettricità ancora non è in uso, pensiamo – più appropriatamente – a due torce accese per quasi mille anni di vita filosofica, dal 500 a.C. al 500 d.C. E’ un periodo in cui la filosofia non ha ancora deviato verso fumosi intellettualismi e cervellotici esercizi di logica astratta. Filosofia come modalità di vivere (molto pratica). “Tinker tailor soldier sailor, Rich or poor man’s wife, Some may wish to change their dish, But it’s a way of life” (The Family Dogg ft. Albert Hammond, “A way of life”, 1969) – ASCOLTA SU YOUTUBE.

Chi siamo noi se non coloro i quali la filosofia socratica la considerano una pratica di vita?

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